Quando i due uomini si separarono, e uno iniziò il cammino di ritorno verso il fiume, e l’altro verso la selva profonda, sapevano che cercando l’orizzonte avevano trovato qualcosa di più importante: la certezza dell’esistenza dell’altro, dell’altro uguale nella forma, ma differente nelle abitudini, e ciascuno si vide più ricco di quando aveva iniziato il cammino, perché il viaggio aveva dato loro le conoscenze che mai avrebbero avuto i vecchi saggi dell’immobilità.

Luis Sepulveda

martedì 23 ottobre 2007

PACE: obiettivo di tutti


Ercolano. Lo “spirito di Assisi” passa anche per Ercolano. Ieri, verso le 18, Villa Campolieto ha ospitato una delle tante tavole rotonde organizzate in questi giorni dalla comunità di Sant’Egidio in occasione dell’incontro fra religioni “Per un mondo senza violenze”.
Dopo aver visitato le bellezze della nostra città, lo svizzero, Paul Grossrieder, già Direttore generale del Comitato Internazionale della Croce Rossa, il finlandese Vitto Houtari, vescovo luterano e l’arcivescovo ortodosso del Patriarcato di Alessandria, Seraphim Kykkotis, cominciano l’incontro davanti ad un numerosissimo pubblico.
Ad aprire i lavori, dopo un breve omaggio della corale polifonica “Città di Ercolano”, il primo cittadino della città degli scavi, Nino Daniele : “Siamo qui per sostenere la pace nel nome di Dio, la violenza peggiora il mondo, di ciò dobbiamo convincercene tutti. Solo il dialogo, il dialogo fra religioni, fra laici e credenti… è ciò che rende forti, ci protegge e rende possibile il progresso umano. Tutti assieme abbiamo una grande responsabilità per un mondo di pace, giustizia e libertà, ed è per questo che siamo orgogliosi che questo dialogo passi per le vie, per i monumenti e per gli animi dei nostri concittadini.”
Nessuna guerra è santa, chi usa il nome di qualsiasi dio per le guerre non fa altro che svilire il sentimento religioso. Il titolo di questa tavola rotonda è “I cristiani e la pace”, ma in concreto cosa hanno fatto e cosa fanno i cristiani, e non il cristianesimo, per la pace? A questo domanda ha risposto, attraverso la sua personale esperienza, tra un conflitto ed un altro, Paul Grossrieder, definito dagli ascoltatori il “Gino Strada internazionale”. Ha parlato da testimone diretto, ma il suo esempio non è molto incoraggiante. Ci ha raccontato della sua esperienza in India, a Giacarta, e nel Rwanda, dove non ha visto comportamenti da cristiani. Basti pensare che la maggior parte degli Hutu e Tutsi che si uccidevano fra loro erano cristiani, erano stati evangelizzati. “ Erano persone normali come noi, che in altri momenti non avrebbero mai ucciso…” così li definisce Grossrieder. Era la situazione tragica, dove tutto spingeva alla violenza e dimenticavano la speranza della pace. Basta pensare che alcuni ecclesiastici hutu e tutsi facevano ricreazione separatamente, per non incontrarsi!
“Non basta essere cristiani per essere artigiani pace! – commenta amaramente il presidente del comitato internazionale della Croce Rossa – c’è bisogno di volontà e coraggio: essere artigiani di pace e volerlo essere, anche nelle situazioni più tragiche, anche quando ci si trova dalla parte più forte.”
I costruttori di pace sono in primo luogo uomini, prima di partecipare ad una religione, ad una etnia, ad uno schieramento politico, sono innanzitutto partecipi della stessa umanità!
“ Il cristianesimo è di per sé universale, ma purtroppo si finisce per curare gli interessi di pochi. – commenta amaramente l’arcivescovo luterano – le religioni devono essere strumento per trovare la pace. Il comune nemico è un mondo senza dio. Dio ci incoraggia e ci dirige verso la pace perché questa è un suo dono.”
“ Quest’incontro è una possibilità di guardare al futuro”, con queste parola ha inizio il pungente discorso di sua eminenza Seraphim Kykkotis. “ le religioni hanno lo stesso oggetto, non possono dividere. Ieri al San Carlo, i musulmani parlavano della pace, come priorità del Corano, come gli ebrei per il Torah”.
Allora cosa c’è dietro alle religioni che non permette la pace? In Iraq si combattono musulmani e musulmani, palestinesi ed israeliani credono nella stessa pace. Quali sono le motivazioni che ostacolano la pace? Semplice, è la politica. “ Il mondo non trova la pace – continua l’arcivescovo ortodosso - a causa degli interessi politici. Una via è il perdono e la preghiera, ma gli interessi sono tanti. Gli Americani spendono troppi soldi per le armi, per la guerra, trascurando la ricerca. Ogni tre secondo muore un bambino!
Senza giustizia non si può pensare a costruire la pace.”
Presenti in sala, anche monsignor Di Donna, ben presto vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Napoli : “ Tre ore di presentazione al San Carlo, milioni di persone, tanti discorsi per affermare una cosa chiara per tutti: nel nome di Dio non si uccide! Qualcosa non quadra. Non esistono motivi religiosi per giustificare le guerre, le religioni fanno solo da collante. La profezia è smascherare la grande menzogna, così come ha sottolineato Giovanni Paolo II. Non esistono scontri di cultura e religioni. Un esempio è la guerra in Iraq, qual è la motivazione? Il petrolio! I motivi sono gli interessi economici e nazionalistici, la religione è strumentalizzata. Il rischio è che le religioni monoteistiche sono accusate di essere la causa di tutti i mali, con il conseguente pericolo di dimenticare dio.”
In conclusione, l’assenza di comunicazione impedisce la pace. Dialogare serve per capire l’altro, quando ciò si interrompe, viene meno la pace.

1 commento:

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