Quando i due uomini si separarono, e uno iniziò il cammino di ritorno verso il fiume, e l’altro verso la selva profonda, sapevano che cercando l’orizzonte avevano trovato qualcosa di più importante: la certezza dell’esistenza dell’altro, dell’altro uguale nella forma, ma differente nelle abitudini, e ciascuno si vide più ricco di quando aveva iniziato il cammino, perché il viaggio aveva dato loro le conoscenze che mai avrebbero avuto i vecchi saggi dell’immobilità.

Luis Sepulveda

mercoledì 6 giugno 2007

Dove manderesti tuo figlio?

Chissà perché quando si parla della Giordania si pensa subito al burka, ai rapimenti, al terrorismo… vabbè, se si parla dell’Irlanda è ovvio che si pensa al verde, al fish and chips, all’Inglese….
A ciò si aggiunga che la Giordania è incivile, beh, dove manderesti tuo figlio?
Certo che se civile significa non conoscere la signora del piano di sotto, fare la fila al supermercato e non scambiarsi un sorriso con la cassiera, o altre cose del gemere, e allora è poco dire che i Giordani sono incivili!

Ritornando all’Irlanda: Corrymeela è stata veramente un’oasi di pace, abbiamo capito che ci si può divertire anche con poco ( io già lo avevo capito in quell’incivile stanza di Petra!)
Alla fine dei 5 giorni quel bel fusto, e per altro civile, di David, ci “ha fatto un bel pacco”. Eh … cose che capitano nella civiltà, mica come ad Amman, dove non ho “cacciato” nemmeno un centesimo.
A casa di Rand se ti azzardavi a togliere una forchetta da tavola, erano capaci di legarti e imbavagliarti alla sedia; a Corrymeela non abbiamo avuto di questi problemi: mattina, mezzogiorno e sera avevamo un bel mucchio di piatti e pentole da lavare. Quando ha cucinato il preside e quel mucchio era raddoppiato, avevamo trovato la soluzione, bastava lanciarseli addosso durante i litigi, ovviamente, sempre da ottimi civili in un’oasi di pace!
In Giordania abbiamo dormito nel deserto, abbiamo ballato, cantato e scherzato davanti ad un falò, con quel cielo tutto brillantinato di stelle.
Anche a Ballycastle abbiamo partecipato ad un bonfire, ma il cielo non si riusciva a vedere, era coperto da un fumo nero, nero dovuto alle ruote delle auto che bruciavano. L’apice della festa si è avuto quando la bandiera della Repubblica irlandese, posta alla sommità del bonfire, si è carbonizzata. Qui nessuno ci ha invitato a ballare, qualche bambino più vivace canticchiava <<>>, immagino per la civile capocciata a Materazzi. Nessuno ci ha rivolto la parola. Jane e David ci avevano detto che qualcuno avrebbe potuto chiederci <<>> Beh, gli avrei risposto ciao sono Rachele, ho diciotto anni, sono italiana, sto qui per un progetto alla pace, se proprio lo vuoi sapere sono cristiana cattolica per tradizione, ma credo che esista un unico dio, che si fa chiamare in modi diversi, che insegna la pace e il perdono. Questa però non era la risposta esatta, potevamo solo rispondere <<>>.
E allora, dove manderesti tuo figlio?
Nel Wadi Rum avrei voluto che quel cielo stellato non avesse mai ceduto il posto al sole, nonostante il mio mal di pancia, eravamo tutti lì, Italiani e Giordani, cristiani, atei e musulmani, maschi e femmine, avvolti nelle nostre coperte a ridere e scherzare (sebbene tutto questo era intervallato da qualche corsettina in bagno).
Al bonfire irlandese non vedevo l’ora di tornare nelle nostre stanze, non volevo che quelle immagini si imprimessero nella mia mente. Anche qui provavo un senso di immensità, ma era immensa tristezza, perché a festeggiare non erano solo poveri vecchietti che ricordavano la loro gioventù, ma anche diciottenni come me, famiglie e soprattutto bambini. Ma come cambieranno le cose se i bambini si divertono a strappare e bruciare una bandiera?
Dove manderesti tuo figlio?
Il giorno dopo siamo andati a Belfast, alla marcia orangista.
Qui dei vecchietti sfilavano con le loro medaglie appena lucidate, seguiti da bande musicali, da giovani e, la cosa più triste, da bambini, bambini…
Ai bordi della strada gli spettatori, muniti di poltroncine e colazione a sacco, non perdevano neanche un attimo dello spettacolo. Ah, dimenticavo, tutto, dai marciapiedi ai vestiti della gente, richiamava il bianco blu e rosso, i colori della civile corona inglese. Cosa festeggiavano? Una battaglia vinta secoli addietro.
Dove manderesti tuo figlio?
A me è rimasto è rimasto un senso di tristezza e di dispiacere per quei giovani e quei bambini, ma come si potrà andare avanti se prima non sono loro a farlo?
Anche in Giordania abbiamo parlato di guerra e di pace e abbiamo visto immagini orribili, ma stavamo comodi e freschi nell’auditorium della scuola.
In Irlanda abbiamo visto con i nostri occhi cosa vuol dire non stare in pace.
Siamo entrati nel quartiere protestante e se non eravamo accompagnati da Twister, stavamo freschi di uscire interi!
Dove manderesti tuo figlio?
Twister aveva combattuto contro i cattolici, ma adesso è diventato pacifista, nonostante la suoneria del cellulare e il tatuaggio della corona inglese, ora ha voltato pagina, ora organizza partite di calcio tra protestanti e cattolici, però… quel muro, eh… il muro della pace è indispensabile! Perché non glielo spiegano anche ai Palestinesi che quel muro serve alla pace? Ah, che stupida, sono incivili!
Dove manderesti tuo figlio?
A Derry abbiamo incontrato John McCourt , reduce del civile carcere inglese,del quale portava i segni sul volto. I suoi occhi blu , sembravano quelli di un quindicenne, è come quando nei film dei giovani sono truccati e invecchiati, ma il trucco non riesce ad invecchiare anche gli occhi. Sembra che i suoi occhi siano rimasti a quella domenica, a quel Sunday, a quel Bloody Sunday. Il lunedì decise di entrare nell’IRA, dopo che i suoi occhi avevano visto molti suoi amici uccisi, uno dei quali, il suo migliore amico, il suo amico di infanzia, adolescenza e il suo compagno di studi, sparato di spalle da un civile soldato, mentre era caduto.
È sempre questo il motivo per il quale la pace non arriva mai, è lo stesso motivo per cui Twister decise di combattere i cattolici, ed è lo stesso motivo che spinge tanti giovani in Palestina a farsi esplodere: la vendetta.

La sera ad Amman raramente abbiamo incontrato i nostri professori, a Belfast non potevamo uscire senza essere accompagnati.
Dove manderesti tuo figlio?
Dalle cinque del pomeriggio si cominciavano a sentire elicotteri e sirene della polizia. Il giorno dopo trovavamo per strada pezzi di bottiglie e pietre, che i protestanti e i cattolici si erano lanciati la sera prima, nonostante i cancelli che separano i due quartieri sono chiusi dalle otto di sera.
Dove manderesti tuo figlio?
Una sera mentre tornavamo a piedi da un pub, una vecchietta è uscita in pigiama sulla strada urlando e con un martello in mano! Forse pensava che fossimo un gruppo dell’altro quartiere che voleva importunarla.
Camminando per Amman , entrando per i negozi molta gente si avvicina cercando di dire almeno una parola in Italiano, così, per farti sentire a casa; nelle periferie di Belfast era facile che i ragazzi per attirare la nostra attenzione ci urlavano parolacce, pensando forse di non essere capiti.
Ora non voglio fare di tutte le erbe un sol fascio, finirei per eccedere nell’altro senso. A Belfast ci sono persone che la pensano come noi, (e le abbiamo incontrate) che vogliono quel che vogliamo noi, che hanno firmato anche loro su quel muro, che sperano che quel muro cada presto, che quei murales così belli e colorati cambino presto argomento e che la mano di quel cattolico e di quel protestante si tocchi presto e, perché no, si stringa in un abbraccio!
Per me incivile è colui che non spera in tutto questo. Incivile è chi con la forza entra in casa mia, mi deruba della mia terra, dei miei alberi e della mia dignità, guardandomi dall’alto verso il basso. Questa è l’inciviltà.
E allora, DOVE MANDERESTI TUO FIGLIO?
Autore: RacheleT

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